Moby Dick

o la Balena

di Herman Melville
nella traduzione italiana
di Cesare Pavese

La testa d’albero

“Stare lassù, perduto nell’infinita distesa di mare, e nulla si muove tranne le onde: e la nave estatica rolla indolente, gli alisei spirano sonnacchiosi, ogni cosa vi stempra nel languore.”

La nave carica di teste

“Le carcasse di tutt’e due le balene erano state lasciate indietro; e la nave carica di teste somigliava non poco a una mula che portasse un paio di ceste pesantissime.”

Il funerale

“Sotto l’azzurro sereno e tranquillo, sul bel volto del mare dolcissimo, ventilato da brezze gioiose, quel grande ammasso di morte va innanzi fluttuando finché si perde in prospettive infinite.”

La sinfonia

“Di sotto al cappello calcato, una lacrima cadde nel mare dall’occhio di Achab; tutto il Pacifico non conteneva tante ricchezze che valessero quella misera goccia.”

Lo spruzzo fantasma

“Illuminato dalla luna, pareva una cosa celeste; sembrava un dio piumato e risplendente che sorgesse dal mare.”

La coda

“Tale e tanta è la sottile elasticità dell’organo di cui parlo, sia mosso per gioco o sul serio o nell’ira, in qualunque umore si trovi, le sue flessioni si distinguono sempre per una grazie suprema.
In questo nessun braccio di fata lo supera.”

La caccia. Terza giornata

“Un falco del cielo che aveva beffardamente seguito il pomo di maestra giù dalla sua naturale dimora tra le stelle, dando beccate alla bandiera e molestando Tashtego, cacciò per caso ora la sua larga ala palpitante tra il legno e il martello.”